Un quadro chiamato Arco della Pace

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La storia dell’Arco della Pace è curiosamente legata al matrimonio celebrato nel 1806 tra Eugenio di Beauharnais, figlio adottivo di Napoleone e Augusta di Baviera. Infatti, per inneggiare agli sposi, le autorità cittadine fecero frettolosamente erigere un arco, assemblato con tela e legname (posto nell’attuale Corso Venezia), dall’architetto Luigi Cagnola.
L’inaspettato successo dell’opera convinse le istituzioni a pensare un luogo più idoneo capace di ospitare a Milano un monumento solenne, in marmo.
Nel 1807, in piena eccitazione napoleonica, Cagnola iniziò i lavori del nuovo Arco, al centro di piazza Sempione. Tuttavia, a un passo dal completamento dei lavori, il Regno d’Italia cadde nelle mani degli austriaci cui spettò il compito di portare a terminare l’opera.

Il monumento, inaugurato nel 1838, alla presenza di Ferdinando I, imperatore d’Austria e re del Lombardo-Veneto, porta con sé un aneddoto: a sfregio nei confronti dei francesi i cavalli dell’Arco, che compongono l’imponente “Sestiga della Pace”, furono ruotati di 180 gradi affinché il loro sottocoda fosse orientato verso Parigi…
A poche decine di metri dalla piazza, dove lo sguardo, indeciso, si sdoppia tra uno dei migliori esempi di architettura neoclassica e il Parco Sempione, si trova, all’interno di un’elegante palazzina del ‘900, l’appartamento (di 180 mq circa), di cui spieghiamo l’invasivo intervento di ristrutturazione con una premessa necessaria: il cliente ha espresso il desiderio di ammantare tutti gli ambienti con un tratto particolarmente elegante di stampo “fendiniano”, dove dosare con attenzione tradizione e innovazione, artigianalità e libera espressione creativa.

Per soddisfare la richiesta, e rendere l’ambiente suggestivo e accogliente, si è optato per delle tonalità scure, quasi bruciate, eppure capaci di creare un’atmosfera raffinata. Il lavoro è stato organizzato come una boutique sartoriale in cui legare, l’uno all’altro, ogni singolo elemento allo scopo di conferire maggior fascino alla casa: una perfetta fusione, che non lascia nulla al caso, tra mobili e complementi,  tendaggi e rivestimenti.
Indubbiamente decisivo il ruolo giocato dai mobili di falegnameria artigiana.
Un risultato d’impatto ottenuto grazie a tagli che ne hanno caratterizzato lo stile: concepiti a 30-45° per regalare decori geometrici sospesi tra ricercatezza, pregio, e raffinatezza estetica impreziosita, altresì, dalla presenza di superfici marmoree.

Per valorizzare la continuità estetica è stato importante mantenere simbiotico il rapporto tra la zona living e cucina al fine di regalare ampiezza, verticalità, luce e prospettiva agli ambienti. Obiettivo raggiunto sia accarezzando, con pennellate di bianco, le meravigliose travi a vista (noce nazionale originale dell’epoca) sia sfruttando l’eccezionale versatilità dei pannelli “Velaria” di Rimadesio.

In questa partita di spazi e atmosfere, il tavolo da pranzo, posto di fronte alla porta finestra, regala le emozioni più forti e fa innamorare. Qui, infatti, supportato da un gioco di prospettive, in cui l’interno si salda idealmente con l’esterno, abbiamo immaginato un momento conviviale, una nuova idea di hospitality che il padrone di casa dedica, però, agli amici e alle persone più care. Non siamo in un film, eppure sembra una sceneggiatura.
Basti pensare, aiutandoci con le fotografie, al calore confortevole emanato dalla casa.

Si sprigiona autonomamente una sensazione speciale, unica, incorniciata nella maestosità rappresentata dall’Arco della Pace.
Mentre dalla strada giungono i rumori della movida, cuore pulsante di una città, che fanno di Milano la capitale incontrastata della mondanità.

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