D: Rompiamo il ghiaccio: perché “Sposari Home”?
R: Non lo nego Paola è una nostra cara amica, ma soprattutto un grande architetto. Quando ci siamo convinti a cambiare qualcosa in casa abbiamo pensato subito a lei.
D: Cosa non vi piaceva del vecchio appartamento?
R: Principalmente il pavimento di ceramica bianco. Era troppo impersonale, freddo, non ci sentivamo a casa. Non si confaceva all’idea di abitazione che sognavamo per noi. La volontà di cambiare è partita da questa convinzione, il resto è arrivato come normale conseguenza.
D: Nel “resto” inseriamo anche un nuovo tavolo adeguato alle mutate esigenze della famiglia?
R: Vero. Il problema del tavolo l’abbiamo avvertito parecchio con l’allargamento della famiglia. La penisola snack non rispondeva più ai nostri bisogni. Un ostacolo penalizzante che, per esempio, limitava anche l’organizzazione di semplici cene con gli amici.
D: Era necessario cambiare
R: Sì, ho trovato mille pretesti per iniziare i lavori (sorride).
D: Nel vostro caso, però, non è stata una vera rivoluzione ma un restayling dell’appartamento. È corretto?
R: Esatto. L’acquisto di casa sei anni fa ha comportato un investimento importante, per questo motivo abbiamo preferito aspettare, lasciando in sospeso alcuni progetti d’arredo, prima di decidere nuovi investimenti. È arrivato il momento…
D: Le proposte suggerite vi hanno convinto subito?
R: Premetto: sono una gran rompiscatole. Paola è stata paziente e attenta nell’ascoltare le nostre necessità. Atteggiamento molto apprezzato che ha favorito una complicità positiva e contagiosa. Tutto è andato subito nella giusta direzione. Siamo rimasti molto soddisfatti.
D: Quanto tempo è passato dalla definizione del progetto alla consegna?
R: Un tempo congruo. In cinque-sei mesi è terminato tutto, senza intoppi.
D: Nessun problema?
R: Con le squadre nessuno. L’unico problema, non addebitabile certo a “Sposari Home”, si materializzava al risveglio, con gli operai che giravano per casa. Sapevamo che le difficoltà sarebbero durate un intero mese. Abbiamo, inevitabilmente, portato pazienza. Ne è valsa la pena.
D: L’organizzazione degli interventi ha rispecchiato le vostre attese?
R: L’architetto è stato un riferimento costante durante l’intero periodo del cantiere e l’organizzazione dei lavori ineccepibile.
D: Quale idea, tra quelle suggerite, vi ha sorpreso maggiormente?
R: Senza dubbio i due specchi che accompagnano la corsa della scala. Regalano un senso di profondità incredibile. Tutti i nostri ospiti restano colpiti dall’effetto scenografico offerto dagli oblò.
D: La casa ha cambiato volto…
R: Non solo. Ci ha regalato il piacere di viverci, un gusto che avevamo smarrito. Ora siamo felici.Anzi, usciamo anche meno.
D: Ci racconti la storia del fuso collocato nella nicchia all’interno della quinta bifacciale?
R: Inizialmente avrebbe dovuto ospitare un piccolo camino. Troppe complicazioni hanno fatto rientrare questo tipo di soluzione. È stato mio padre, in seguito, a toglierci dall’impasse.
D: Prego?
R: Sì, è stato lui a regalarmi il fuso (ne desideravo uno come complemento per la casa) che oggi occupa lo spazio inizialmente pensato per il camino.
D: Tuttavia il cuore, l’anima della casa, è il faggio che spicca nella zona relax.
R: Paola desiderava donare all’appartamento qualcosa che, simbolicamente, parlasse di noi. Quel piccolo, solo apparentemente fragile, albero racchiude in sé l’essenza stessa della vita. Fa parte ormai della nostra famiglia.
D: Infine tre aggettivi per definire l’architetto Sposari.
R: Professionale, empatica, visionaria.
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